Pannolino di notte: quando e come toglierlo?
Pannolino di notte: alcuni bambini sono pronti a togliere il pannolino notturno nello stesso momento in cui tolgono quello diurno; altri lo saranno solo dopo qualche mese o, comunque, entro un anno dall’aver tolto quello di giorno.
Quali sono i segnali che ci indicano che è il momento giusto?
Inequivocabile è il trovare (per molte notti di seguito) il pannolino sempre più asciutto al mattino: è indice che il bambino inizia a essere autonomo anche di notte! Se ciò accade, si potrà procedere senza timori.
Nella fase in cui si insegna al piccolo a dormire senza il pannolino, quali accorgimenti è bene tenere per facilitargli il controllo dello stimolo?
- farlo bere poco la sera (almeno un’ora prima di andare a letto sarebbe bene non farlo bere)
- controllare che prima di andare a letto abbia svuotato completamente la vescica
- evitare di farlo bere durante la notte
E a livello comportamentale, quali tentativi è bene evitare?
Solitamente, in questa fase alcuni comportamenti che i genitori mettono in atto “con le migliori intenzioni, producono gli effetti peggiori” (in Terapia Breve Strategica le chiamiamo tentate soluzioni*) e vanno assolutamente evitati. Quindi, evitare di:
- parlare a tutti del problema
- dare al figlio troppe spiegazioni
- rimproverarlo
- ridicolizzarlo
- picchiarlo
- continuare a farlo dormire con il pannolino
- provare a svegliarlo durante la notte per fargli fare la pipì, senza però seguire una precisa strategia
Mamme e papà, ricordatevi:
- non sgridare mai il bambino: quello che spesso succede in questi casi è che i genitori finiscono per arrabbiarsi con il figlio, perché affermano: “io gli ho spiegato come fare, ma non lo fa!”. Oppure, trovando il letto bagnato al mattino, sale lo sconforto e ci si lascia andare in giudizi negativi. Il rimprovero aggrava la situazione, un atteggiamento disponibile e di ascolto, al contrario, la migliora. Non si può incolpare il piccolo perché non fa quello che gli abbiamo chiesto. Se non lo fa, probabilmente non è ancora in grado di farlo. Ha bisogno di allenarsi, con la mamma e il papà determinati, disponibili e, soprattutto, presenti mentre impara.
- Per una maggiore responsabilizzazione del bambino al problema è utile eliminare il pannolino notturno e impegnarlo nel riordino del letto al mattino dopo averlo bagnato la notte (non come punizione ovviamente, ma come coinvolgimento all’attività).
- Valutare bene se “svegliare di notte il bambino” sia o meno la decisione più adatta. Svegliarlo può dimostrarsi utile quando il fenomeno è associato a un disturbo emozionale e comportamentale. N.B: in questo caso sarà importante stabilire insieme al proprio Psicoterapeuta Strategico un preciso piano di azione da seguire (quest’ultimo dovrà essere definito a partire dagli orari in cui il bambino solitamente fa pipì nel pannolino la notte). Al contrario, se il piccolo è tendenzialmente sereno e sorridente, scegliere di svegliarlo la notte potrebbe innescare un effetto controproducente: l’intera famiglia, compreso lui, si potrebbe focalizzare eccessivamente sul disturbo parlandone in ogni momento, e con chiunque, e ciò può portare a un incremento, invece che a una diminuzione, delle difficoltà.
- Da sapere! Esistono dei sistemi di allarme (il pandbell): di notte il bambino viene collegato a un piccolo apparecchio a pila. Appena inizia l’emissione incontrollata di pipì si attiva una suoneria che lo sveglia, creando un meccanismo psicofisiologico di avversione nei confronti del sintomo che produrrà tale punizione. Dopodiché, il bambino potrà completare la minzione in bagno. Nonostante tale metodo si sia dimostrato efficace per un apprendimento graduale della continenza notturna, può rappresentare una forma di condizionamento troppo eccessiva.
L’enuresi notturna di mio figlio è associata a una non efficace gestione delle emozioni o dei comportamenti, come si procede?
Per una settimana i genitori dovrebbero monitorare con attenzione qual è il momento, o i momenti, in cui il bambino fa pipì durante la notte. A tal fine, dovranno svegliarsi a turno ogni ora e andare a controllare il letto del figlio.
Quando avranno individuato con precisione i momenti in cui gli viene da fare la pipì, i genitori, sempre a turno, dovranno mettere la sveglia 15 minuti prima della fascia oraria a rischio, svegliare il bambino e portarlo in bagno a fare pipì.
Questo vale anche se gli episodi di pipì sono più di uno. Solitamente, entro 4 settimane il disturbo viene estinto.
In alcuni casi, può capitare che il bambino la notte non si svegli totalmente, va in bagno senza fare pipì, torna a letto ed è lì che poi si lascia andare.
In una situazione del genere, i genitori possono mettere in atto una piccola ordalia** nei confronti del figlio, dichiarandogliela in anticipo: costringerlo a svegliarsi del tutto, lavare le lenzuola bagnate, infine rifare il letto per tornare a dormire.
Di solito sono sufficienti due o tre di queste esperienze avversive affinché il bambino accetti di essere svegliato per andare a fare pipì durante la notte per poi tornare a dormire senza avere più l’enuresi.
Se non si riesce a superare la difficoltà in autonomia è utile consultare un Terapeuta Strategico che, in pochi e pratici incontri, potrà guidare i genitori nel modificare le relazioni all’interno della famiglia per eliminare il possibile ruolo di catalizzatore dell’attenzione genitoriale di questo comportamento.
L’indicazione sarà quella della “frustrazione del sintomo”, ovvero la totale forma di disinteresse dichiarata e messa in atto da parte dei genitori nei confronti del presentarsi del problema, rimandando la completa gestione di questo al figlio stesso: azzeramento di qualsiasi tipo di aiuto e cessare di parlarne come se fosse un problema.
Di solito, quest’ultima non facile, ristrutturazione dell’intervento genitoriale crea effetti sorprendenti.
Può accadere poi che di fronte a stress, preoccupazioni, grandi cambiamenti il bambino mostri la così detta “enuresi secondaria” (o di ritorno), fenomeno che si presenta dopo che il bambino aveva già tolto il pannolino di notte.
Se così fosse, è bene evitare di sgridarlo e intervenire in tempi brevi rivolgendosi allo Psicoterapeuta.
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