Enuresi notturna

L’enuresi notturna è un fenomeno che da molta preoccupazione ai genitori.

A livello medico si definisce come “l’emissione di urine (minzione) involontaria e completa durante il sonno oltre l’età in cui il controllo vescicale è di norma raggiunto” – l’età a cui si fa convenzionalmente riferimento è fissata tra i 5 e i 6 anni.

Non esiste la “terapia dell’enuresi”, bensì percorsi terapeutici che variano da bambino a bambino.

Il programma terapeutico va adattato in base all’età, al sesso del soggetto e alle condizioni culturali e psicosociali dell’ambiente familiare. Nei maschi l’enuresi notturna è considerata normale fino ai 6 anni di età, nelle femmine fino ai 5.

Dopo i 6 anni, di solito, si risolve spontaneamente. Dai 7 anni in su, se la situazione non si sblocca, è bene rivolgersi prima al proprio Pediatra, poi a uno Psicoterapeuta ad approccio breve strategico che, tramite un trattamento di Psicoterapia Breve Strategica indiretta*, potrà guidare i genitori nel risolvere il problema in tempi brevi.

Il trattamento psicoterapeutico indiretto è particolarmente indicato anche per quei bambini che:

  • pur non presentando il problema di frequente, avvertono un significativo disagio soggettivo accompagnato da diminuzione dell’autostima, problemi di comportamento e possibile compromissione delle normali attività di socializzazione;
  • mostrano enuresi secondaria** come conseguenza di fattori emotivi (essere in casa propria o fuori casa), esistenziali (nascita di un fratellino, preoccupazione scolastica) o educazionali (convinzione o meno di poter controllare il sintomo).

Mio figlio di 6 anni fa la pipì a letto una o più volte durante la notte, cosa posso fare?

Osservare con attenzione ciò che accade è la prima indicazione. Qual è la situazione attuale? Il problema è solo notturno oppure sono presenti anche sintomi diurni? Se il bambino presenta enuresi solo di notte, ma durante le ore del giorno:

  • aspetta sempre l’ultimo istante per andare a fare pipì
  • urina troppo spesso o troppo raramente
  • bagna le mutandine
  • si accovaccia e stringe le gambe come per trattenerla
  • non svuota completamente la vescica

può voler dire che non è ancora fisiologicamente pronto a controllare la vescica. Senza cercare subito chissà quali particolari motivazioni comportamentali o psicologiche ciò che i genitori possono fare in situazioni del genere è iniziare una sistematica ed efficace educazione minzionale diurna – che lo predisporrà poi ad affrontare con sempre più autonomia anche la notte – ovvero una sorta di ginnastica per abituarlo a svuotare la vescica nei tempi e nei modi corretti e favorirne il controllo.

È importante ricordare che l’enuresi notturna è un disturbo transitorio, risolvibile.

Anche se la sua eliminazione può richiedere del tempo, è fondamentale non deridere il bambino, non colpevolizzarlo e non punirlo.
Per accelerare l’autonomia, se ancora utilizzato, è utile togliere il pannolino di notte, perché, anche se comodo, rappresenta una tentata soluzione*** che lo spinge a rifugiarsi in comportamenti infantili.

I genitori possono raccontare al piccolo, magari con un disegno, come è fatto il suo corpo, come è fatta la vescica e come avviene lo svuotamento. Dopodiché insegnargli che non appena sente il bisogno di fare pipì deve andare in bagno.
Se, come spesso accade, il bambino si rifiuta, può essere utile programmare almeno 6 momenti della giornata in cui portarcelo.

Per abituarlo a gestire il suo bisogno è bene chiedergli di contare fino a 10 prima di iniziare a urinare. Così facendo potrà prendere coscienza della propria capacità di controllare lo stimolo. Fondamentale è invitarlo a svuotare completamente la vescica: poche gocce non sono sufficienti. Molte volte, infatti, il bambino pensa di aver terminato di fare pipì dopo la prima “spinta”.

In questi casi, andrebbe invitato a non avere fretta e ad aspettare che tutta la pipì sia uscita: quando la minzione è stata completata, invitatelo a un’altra piccola “spinta”. Chiedetegli di “rilassarsi e la pipì verrà da sola”!

Dunque, ricapitolando: piccola spinta, rilassamento con fuoriuscita pressoché completa, un’altra piccola spinta, svuotamento.

Bibliografia
Aggiornamento monografico “L’enuresi notturna”. Maria Cristina Mencoboni. Unità operativa di Pediatria e Neonatologia, Ospedale Civile di Matera.
Aiutare i genitori ad aiutare i figli. Problemi e soluzioni per il ciclo della vita. G. Nardone, Ed. Ponte alle Grazie.
Cambiare per crescerli. L’intervento strategico per bambini in età prescolare. M. Bartoletti.
Genitori in pratica. Manuale di primo soccorso psicologico per aiutare i propri figli nei problemi quotidiani. R. Mariotti, L. Pattenò, Ed. Erickson.
Giorgi PL, Ratsch IM. Il bambino con enuresi. Il Pensiero Scientifico editore, 1996.
Schmitt BD. L’enuresi notturna. Pediatrics in review (Ed. ital.) 1997;7:159-68.

* Psicoterapia Breve Strategica indiretta: in Terapia Breve Strategica si preferisce non vedere i ragazzi al di sotto dei 12 anni per evitare l’effetto “etichettamento”, dando gli strumenti necessari per la risoluzione direttamente ai genitori.
**Enuresi secondaria: si verifica quando il bambino, dopo aver raggiunto il controllo (per qualche mese) lo perde di nuovo saltuariamente. In questo caso, a differenza dell’enuresi primaria, il disturbo ha valenza psicologica oltre che fisiologica.
***Tentata Soluzione: è il tentativo fatto, sia dalla persona che presenta il problema sia da coloro che sono in relazione con lui, per cercare di risolvere, senza riuscire, il problema stesso. Rappresenta un costrutto chiave della psicoterapia breve strategica modello Nardone.

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